Descrizione
Nel 2015 ho portato
in scena, debuttando al Teatro
Greco di Siracusa, la Medea di Seneca per
la regia di Paolo
Magelli. E’ da allora che Medea mi insegue e mi pone interrogativi ossessivi, tanto da spingermi a ripensare alla tragedia
fino a trasformarla in un monologo.
In questo nuovo lavoro ho mantenuto la traduzione di Paolo Magelli, che ha fatto
un lavoro molto interessante, rendendo il modernissimo pensiero di Seneca
altrettanto moderno anche
nell’espressione linguistica e sintattica,
restituendocene una versione
estremamente audace e profonda, che ho mantenuto integralmente con tutti
i suoi personaggi ed
alcuni cori.
MedeAssolo ci racconta in forma di concerto lo s- concert
(o) di una donna invasa
dalle voci di dentro,
in cerca di una
pace che è ormai impossibile da raggiungere, tormentata com’ è dai fantasmi del passato.Tutto è già accaduto, il più terribile degli
atti commesso, ogni
cosa perduta; ma Medea continua a rivivere senza
sosta il fatidico giorno che l’ha portata alla pazzia e i personaggi che lo hanno
popolato, come se fossero presenze ossessive nella sua
testa. Sola in scena, il concerto per voce ( voci ) e batteria si intreccia con le meravigliose musiche originali del
Maestro Arturo Annecchino. I
tamburi ed i piatti, suonati dal vivo, sono
come una drammaturgia dell’anima, espressione di una emozionalità estrema che
cerca così di gridare tutta la sua sofferenza. Dove è Medea? In un luogo dello
spirito o piuttosto dentro la sua mente?
Ormai perduta “ negli spazi
profondi del cielo
senza dei”? La Medea di questo soliloquio è una donna oltre il dolore,
al quale ho cercato di restituire quella umanissima disperazione che l’atto
orribile dell’assissinio dei propri
figli ci impedisce di considerare. Ho cercato così
di scendere con lei negli
abissi della pazzia
e della fine della speranza per capire come una donna possa arrivare a
compiere quel gesto estremo. E benché sia impossibile da perdonare , mi sono
sorpresa ad asciugare le sue lacrime, sentendo con chiarezza che ogni essere
umano solo, lontano dalla sua cultura, esule
in terra straniera che viene ripudiato, che è odiato
e al quale sono strappati brutalmente i sogni più grandi, può perdersi e finire in un buio
tale da non credere più neppure nell’amore più grande, quello di madre. Perché
Medea è anche e soprattutto la tragedia dell’abbandono, dell’esclusione, dell’esilio. Ed è ancora qua, a ricordarci che in fondo,
come ci dice Jaques Lacan,“
Medea siamo noi”.
Valentina Banci
MedeAssolo s-concert
da Seneca
di e con Valentina Banci traduzione
Paolo Magelli musiche Arturo Annecchino
Video Promozionale
Mappa