Descrizione
Cum-finis ,
ciò che mi separa e nel contempo ciò che
mi unisce, che ho in comune con l’altro, qualunque cosa l’altro o l’oltre sia o
significhi che il concetto di confine richiami immediatamente il concetto di
alterità, e quest’ultimo quello di identità. Una
catena logica che dovrebbe farci riflettere. “Siamo in un’età di
transizione, come sempre” diceva Ennio Flaiano La progressiva abolizione dei
confini spaziali e temporali vanno insieme: non ha senso analizzare l’uno
dimenticando l’altro. Non sembra esserci più un progetto di lungo periodo, né con
radici profonde nel tempo (“l’autorità dell’eterno ieri” di cui parlava
Weber, che almeno si incarnava in alcune istituzioni, non foss’altro che nel
burocrazie, ivi comprese
quelle religiose): e se c’è, non è sociale, ma rigorosamente individuale.
Percorso di carriera, autogratificazione, non mondo nuovo. E riguarda ego,
eventualmente allargato agli stretti prossimi e familiari, non un sempre più indefinito
noi, men che meno alter, singolare o plurale che sia. Il CONFINE sottintende
l'idea di spazio, poi che questo sia reale o immaginario, poco importa. I
confini dividono lo spazio e non sono pure e semplici barriere: sono anche
l'interfaccia tra i luoghi che separano e come tali sono soggetti a pressioni
contrapposte e perciò fonti di conflitti e tensioni.. Il confine protegge - o
almeno così si vuole credere - dall’inatteso e dall’imprevedibile: dalle
situazioni che ci spaventerebbero e ci renderebbero vulnerabili. I confini
danno sicurezza. ... impongono ordine al caos, rendono il mondo comprensibile e
vivibile... lo rendono conosciuto e "ordinario" E qui entra la
poetica di Giorgio Caproni per cui il "confine" mette in luce ancora
di più le crepe di una esistenza ordinaria : l'inadeguatezza del confine, il
suo limite, non solo fisico ma anche della mente e della conoscenza, esprime il
senso della caducità dell'azione
umana e il dramma dell’inutilità dell’esistenza individuale. “Se alzi un muro, pensa a
ciò che resta fuori!” (I.Calvino
TTR Teatro di Tato Russo
con Paola Saribas, Luca Piomponi e
Luca Marongiu drammaturgia e coreografia Rosa Merlino
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