CONfine/ 15/07/2019


Descrizione

Cum-finis , ciò che mi separa e nel contempo ciò che mi unisce, che ho in comune con l’altro, qualunque cosa l’altro o l’oltre sia o significhi che il concetto di confine richiami immediatamente il concetto di alterità, e quest’ultimo quello di identità. Una catena logica che dovrebbe farci riflettere. “Siamo in un’età di transizione, come sempre” diceva Ennio Flaiano La progressiva abolizione dei confini spaziali e temporali vanno insieme: non ha senso analizzare l’uno dimenticando l’altro. Non sembra esserci più un progetto di lungo periodo, né con radici profonde nel tempo (“l’autorità dell’eterno ieri” di cui parlava Weber, che almeno si incarnava in alcune istituzioni, non foss’altro che nel burocrazie, ivi comprese quelle religiose): e se c’è, non è sociale, ma rigorosamente individuale. Percorso di carriera, autogratificazione, non mondo nuovo. E riguarda ego, eventualmente allargato agli stretti prossimi e familiari, non un sempre più indefinito noi, men che meno alter, singolare o plurale che sia. Il CONFINE sottintende l'idea di spazio, poi che questo sia reale o immaginario, poco importa. I confini dividono lo spazio e non sono pure e semplici barriere: sono anche l'interfaccia tra i luoghi che separano e come tali sono soggetti a pressioni contrapposte e perciò fonti di conflitti e tensioni.. Il confine protegge - o almeno così si vuole credere - dall’inatteso e dall’imprevedibile: dalle situazioni che ci spaventerebbero e ci renderebbero vulnerabili. I confini danno sicurezza. ... impongono ordine al caos, rendono il mondo comprensibile e vivibile... lo rendono conosciuto e "ordinario" E qui entra la poetica di Giorgio Caproni per cui il "confine" mette in luce ancora di più le crepe di una esistenza ordinaria : l'inadeguatezza del confine, il suo limite, non solo fisico ma anche della mente e della conoscenza, esprime il senso della caducità dell'azione umana e il dramma dell’inutilità dell’esistenza individuale. “Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!” (I.Calvino
TTR Teatro di Tato Russo
con Paola Saribas, Luca Piomponi e Luca Marongiu drammaturgia e coreografia Rosa Merlino 


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