CLIZIA di Niccolò Machiavelli 03/08/2021


Descrizione

“CLIZIA: UNA DICHIARAZIONE D'INTENTI”
Peter Brook scrisse che l'interpretazione di un testo è cosa goffa e triste (più o meno così)
e che la regia deve illuminare ciò che nelle prove è dello spettacolo o è sovrastruttura.
Clizia di Machiavelli è ingiustamente poco praticata, relegata a stanca replica del
capolavoro, così è certificata la Mandragola, quasi un'appendice, più necessaria a
giustificare la stampa di libri sul teatro di Machiavelli, che un serio potenziale artistico.

Ed è per questo che mi piace l'idea di farla, Clizia è come una vergine.
Io sono cresciuto in un mondo teatrale in cui gli spettacoli si fanno alle prove, seguendo un
istinto che è come un'amalgama, informe e luminescente, che con il percorso si rivela
nelle sue forme e nasce, cioè avviene, in una scena.
In questo momento ancora preliminare alle prove, credo di essere attratto, in Clizia,
dall'idea del desiderio e da quella dell'assenza.
Clizia non c'è, non appare perché segregata, eppure di lei sono tutti innamorati, proprio
tutti, uomini e donne: ella è un pericolo per l'ordine del microcosmo sociale, la sua
assenza lungi dall'anestetizzare aumenta la crisi che il desiderio innesca.
Si dice “commedia rinascimentale”: io vedo la Clizia come un viaggio nei turbamenti
scatenati dal desiderio e dall'assenza, uno scherzo delle ninfe e dei pastori che sa di sfida:
la sfida all'ambizione di controllo della società civile.
Una beffa: tutto questo fa ridere, no?
TEATRO NOVE S.R.L.S
Andrea Agostini, Ivan Di Bello, Simona Generali, Francesco Grossi,
Miranda Meneghetti, Antonio Rocco
Regia
Luca Cortina


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