Descrizione
Ragione e religione sono le grandi alleate e le grandi
assenti dall’orizzonte della Lupa.
Un racconto che incuriosisce perché parla di libertà, ma al contempo disorienta
per la condizione antropologica così
estrema, che spinge a interrogarsi sulla potenza e sull’impotenza degli schemi
e delle convenzioni sociali.
E non è
bastante neanche l’ approccio etico che rischia di ridurre la portata
esistenziale del lavoro verghiano. La lupa sembra proprio al di là del bene e
del male, e non si fa fatica ad avere un occhio benevolo verso di lei proprio
perché nel suo orizzonte non è presente la cattiveria, la strategia o la
premeditazione. La lupa vive in una dimensione di eccedenza dell’essere, e
tutti coloro che si imbattono in lei non possono che rifugiarsi nelle
“istituzione” della religione e della Legge.
Il brigadiere e il parroco, infatti, diventano due figure
chiave, che tentano di tenere Nanni al riparo dalla tempesta ormonale che
irrompe quotidianamente nella sua ordinarietà di contadino e a cui egli cede.
La tentazione. Nanni è intercettato in quel che desidera anche lui, che pur ha
voluto farsi una famiglia e vivere in modo, come oggi si direbbe, “sistemato”.
Il suo progetto di vita tranquilla è scombussolato dall’irrompere di un eros
scomposto e irresistibile. Nanni addirittura prega il brigadiere di tenerlo in
galera o di ucciderlo.
Si diceva dei simboli religiosi. Il diavolo quando invecchia
si fa eremita. Di lei si parla come si parlerebbe del diavolo, perché la sua
capacità di destrutturare gli equilibri razionali umani è paragonabile soltanto
alla forza malefica di satana, con la quale solo la religione può e deve
contrastare. Persino Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di
Dio, aveva persa l’anima per lei. Quando Nanni, colpito dal calcio di un mulo,
sembra star per morire, il parroco addirittura gli rifiuta la comunione finché
non avesse cacciato via la lupa da casa sua. Ma quando guarisce, il diavolo
torna a tentarlo e a ficcarglisi nell’anima e nel corpo. Il linguaggio di Verga
non fa sconti. Nanni è come un posseduto.
Non sapeva più che fare per svincolarsi dall’incantesimo.
Pagò delle messe alle anime del Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco
e al brigadiere.
A Pasqua andò a confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di
lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato innanzi alla chiesa, in penitenza
– e poi, come la Lupa tornava a tentarlo:
“Sentite!” le disse, “non ci venite più nell’aia, perché se tornate a
cercarmi, com’è vero Iddio, vi ammazzo!” “Ammazzami,” rispose la Lupa, “ché non me ne importa; ma
senza di te non voglio starci.” Questo passaggio è emblematico del rapporto che
il testo instaura tra tentazione, religione e magia. Amore e morte combattono
strenuamente senza alcuna possibilità di compromesso.
E’ una full immersion antropologica di grande senso. Al di
là della fabula, alquanto semplice, l’attenzione sta nella tragedia umana a tinte,
necessariamente, forti, per essere distante
la vita artefatta e omologata del contemporaneo. E quindi l’autenticità del
verismo, di cui Verga è tra i massimi esponenti, ci restituisce un mondo arcaico, scabro, dalle
emozioni primigenie, in cui eros ed ethos si battono in un duello che solo
nella morte può avere il suo epilogo: - Ammazzami, - rispose la Lupa, - ché non
me ne importa; ma senza di te non voglio starci.
Produzione MDA Produzioni Danza
Narrazione di Sebastiano TRINGALI da Giovanni Verga
Con Lucia CINQUEGRANA, Paola SARIBAS, Matteo GENTILUOMO
Coreografia Carlotta BRUNI
Musica Marco SCHIAVONI
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