Descrizione

per la prima volta il NOVECENTO di Migliorini e Dainelli approda sul palco del Festival Internazionale. 
Sarà un evento importante, lo spettacolo si avvia verso la 500° rappresentazione, qui di seguito un’intervista a Simone Migliorini, fondatore del Festival internazionale del Teatro Romano di Volterra, che sarà il protagonista dello spettacolo, accanto a David Dainelli, eccezionale strumentista.Quando e come ti è nata l’idea di “Novecento” di Alessandro Baricco?MIGLIORINI: Avevo già “utilizzato” il Baricco di “Oceano Mare” in alcuni spettacoli, tra tutti voglio ricordare il più emblematico che fu fu “Lanx Satura”, un florilegio di brani e musica che rappresentò il primissimo spettacolo al teatro romano dopo 2000 anni. Erano i primi anni 90 e il festival ancora non esisteva. Avevo utilizzato Baricco anche in uno spettacolo di poesia che feci insieme alla Banda Bardot. Insomma mi piaceva quel suo linguaggio tra il teatro e poesia.E “Novecento”?MIGLIORINI: Quando uscì in libreria per Feltrinelli, mi sembra nell’ottobre del 1994, mi dissi: - Ah ecco, finalmente ha capito che deve scrivere per il teatro!” e mi precipitai a leggerlo. Appena finito corsi a casa di David Dainelli e glielo portai. Eravamo molto giovani, lui era appena tornato da un’esperienza di un anno come pianista su una nave da crociera… Sapevo si sarebbe immedesimato e che non sarebbe stato un testo solo per attore dove la musica aveva un ruolo di accompagnamento e di “servizio” ma un testo dove la musica era protagonista, tanto quanto le parole. Infatti Dainelli, da sempre molto attento a rivelare le sue emozioni, si entusiasmò e in pochi giorni radunò un quartetto jazz con il quale “di getto” e con appena due prove rappresentammo, da incoscienti, il testo di “Novecento”. La prefazione dell’autore mi consenti di non dover fare la memoria “ho scritto un testo che sta a metà tra la lettura ad alta voce e la rappresentazione scenica” dice Baricco così fu quella la prima volta che mi cimentavo in una lettura scenica.Ma il testo era stato rappresentato da Gabriele Vaci e da Eugenio Allegri, al festival di Asti, proprio nell’estate del 1994?MIGLIORINI: Sì, ma io lo seppi dopo. Allora non esisteva internet e le notizie giravano con meno immediatezza. Ricordo che mandai a Baricco la locandina ma a dir la verità lui non ha mai risposto una sola volta nemmeno quando qualche hanno fa ci chiamarono allo Stabile di Potenza per celebrare i trent’anni del testo insieme all’Università della Basilicata. Ci fu proprio una serata dedicata, con circa mille spettatori. un grande successo personale mio e di David. Un testo che abbiamo sempre lasciato in repertorio credo che ormai abbiamo superato le cinquecento repliche. Ogni volta si è sempre sensibilmente evoluto nella rappresentazione ma che fondamentalmente è rimasto lo stesso. Fin da quasi subito l’orchestrina la eliminammo era troppo complicato da gestire scenicamente e ora siamo solo io e David.Ma lo spettacolo di Vacis Allegri lo hai visto?MIGLIORINI: No, non sono mai andato a vedere Allegri, solo quando annunciò che non l’avrebbe più fatto. Allora andai a Firenze, insieme a David. Ci facemmo coraggio, tanto ormai il nostro spettacolo era formato, non c’era pericolo di emulazione. Infatti lo spettacolo di Allegri e Vacis era completamente un’altra cosa dalla nostra, era su un altro registro interpretativo, sinceramente non mi piacque. Il nostro era più vicino a quello che poi sarà il film di Tornatore. Quando mettemmo in scena “Novecento” Baricco non era iscritto neppure alla Siae. In realtà non abbiamo mai avuto un’autorizzazione ufficiale ma Baricco invitato più volte non ha mai risposto credo o spero che la sua sia un autorizzazione morale, in fondo siamo stati i primissimi due artisti al mondo ad accorgersi della straordinarietà di questo testo (anche se Baricco lo aveva scritto per Eugenio Allegri), e crediamo nel nostro piccolo di aver contribuito non poco alla sua diffusione e alla sua fama.Ma avete ridotto, cambiato in qualche modo il tetso originale?MIGLIORINI: No, l’abbiamo mantenuto integro, fino all’ultima parola (Vacis aveva tagliato qualcosa). Era diventato anche la nostra metafora artistica. Là dove Volterra era assimilata a una nave (D’Annunzio), noi eravamo due artisti che non riuscivamo a scendere, ostacolati dal sistema politico, chi voleva assistere ai nostri spettacoli doveva per forza salire su questa nave e raccontare di due artisti, due grandi amici che hanno combattuto tutta la vita per nobilitare la loro arte.Uno specie di proclama, di manifesto?MIGLIORINI:Sì, uno spettacolo che per quello che dice e come lo dice e per quello che rappresenta è ormai diventato il nostro Manifesto artistico, il Manifesto della nostra amicizia e del nostro sodalizio
produzione Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra - Compagnia L'Avventuracolorata/Volterra
con SImone Migliorini e David Dainelli - luci Paolo Morelli  Regia Simone Migliorini